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Nota di aggiornamento sui Dazi e misure fiscali USA – Maggio 2025

Nota di aggiornamento sui Dazi e misure fiscali USA – Maggio 2025

A quasi due mesi dagli ordini esecutivi di Donald Trump, mediante i quali il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato ampie misure tariffarie “reciproche” che hanno coinvolto, in modo più o meno significativo, tutti i Paesi del mondo, ci sono stati alcuni sviluppi di cui forniamo di seguito un breve riepilogo, alla data del 30 maggio 2025. 

  • Unione Europea: la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica su possibili contromisure per colpire le importazioni di beni dagli Stati Uniti, per rendere l’atto giuridico che imporrà le contromisure tariffarie pronto all’uso qualora i negoziati con Trump non vadano a buon fine. Inoltre, sono oggetto di valutazione possibili restrizioni su alcune esportazioni verso gli USA. Parallelamente, la Commissione ha anche annunciato l’avvio di una controversia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio per contestare i dazi statunitensi.  In ultimo, è opportuno segnalare che, recentemente, Donald Trump ha minacciato di applicare, a partire dal 1° giugno, un dazio pari al 50% del valore doganale all’importazione sulla merce di origine UE ma, a seguito di interlocuzioni con Ursula Von der Leyen, sembra che tale misura sia stata posticipata al 9 luglio. 
  • Regno Unito: Stati Uniti e Regno Unito, in data 8 maggio 2025, hanno raggiunto un accordo che riduce o elimina i dazi applicati all’importazione in USA di alcune tipologie di beni aventi origine doganale UK, come automobili, acciaio e alluminio.
  • Cina e Hong Kong: Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo che sospende per 90 giorni, a partire dal 14 maggio, i dazi statunitensi nei confronti dei prodotti di origine cinese, pari al 145% del valore doganale della merce importata, e i dazi cinesi sulle merci statunitensi, pari al 125% del valore doganale dei beni. In tale periodo transitorio, il dazio statunitense sulla maggior parte dei prodotti di origine cinese è pari al 30% del valore doganale della merce, mentre Pechino impone un dazio del 10% del valore doganale della merce sui prodotti di origine statunitense, fatte salve eventuali e diverse specificazioni. 
  • Canada e Messico: qualora i beni di origine doganale canadese/messicana esportati negli Stati Uniti siano considerati conformi alle regole di cui all’USMCA (i.e. l’Accordo tariffario in vigore tra Stati Uniti, Canada e Messico), questi ultimi saranno esentati dall’applicazione dei dazi statunitensi all’importazione. Se, invece, la produzione in Canada/Messico non rispettasse le regole di cui all’USMCA, ma conferisse in ogni caso lo status di origine doganale canadese o messicana alle merci, al momento dell’importazione negli Stati Uniti il dazio applicato in USA risulterebbe pari al 25% del valore doganale della merce. 
  • India: per i beni di origine doganale indiana, il dazio all’importazione in USA è pari al 26%. L’India sta tentando di instaurare un dialogo con gli Stati Uniti e sono stati attivati i canali diplomatici al fine di raggiungere un accordo tariffario che soddisfi entrambe le parti e ha già ridotto i dazi all’importazione di prodotti quali whisky Bourbon, motociclette e altri prodotti di origine statunitense. 
  • USA: in ultimo, è recentissima la decisione della US Court of International Trade, la quale si è pronunciata dichiarando illegali e nulli tali dazi, escludendo esplicitamente che il deficit commerciale costituisca “una insolita e straordinaria minaccia alla nazione”, come era stato indicato da Donald Trump al fine di giustificare le tariffe invocando una legge sulle emergenze economiche, l’International Emergency Economic Powers Act del 1977. Tuttavia, nel giro di 24 ore, la Corte d’Appello, investita del ricorso da parte della Casa Bianca, ha revocato la validità della sentenza della US Court of International Trade, stabilendo che questa è “temporaneamente sospesa fino a nuovo avviso“. La battaglia giudiziale con ogni probabilità proseguirà fino a giungere innanzi ai giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti, che potrebbero doversi pronunciare su un tema che avrà ripercussioni sull’intera economia globale. 

Inoltre, sotto il profilo delle misure di natura fiscale, il Parlamento Americano il 22 maggio ha votato per approvare la proposta di legge c.d. “One Big Beautiful Bill Act”, che include significative proposte di modifiche alla legge fiscale, un aumento dei finanziamenti per la sicurezza delle frontiere e la difesa nazionale, e riduzioni delle spese per un gran numero di programmi federali. L’obiettivo dei leader del Congresso è di inviare un disegno di legge finale da firmare dal Presidente Trump prima del 4 luglio. 

Section 899: La proposed Section 899 è coerente con il desiderio dell’amministrazione Trump di rispondere a paesi esteri che impongono tasse considerate discriminatorie o extraterritoriali sui cittadini o sulle corporazioni statunitensi. Basata su recenti ordini esecutivi, queste tasse comprendono Digital Services Taxes (DST) e tasse sotto l’accordo globale dell’OCSE, come l’UTPR. La DTS è stata introdotta da paesi come Austria, Canada, Francia, Italia, Spagna, Turchia e Regno Unito, mentre l’UTPR è stato adottato da diversi partner commerciali con gli Stati Uniti. 

Implicazioni: Ai sensi di questa Section 899, le ritenute fiscali applicate negli Stati Uniti sui pagamenti verso soggetti esteri (es. Dividendi, interessi e royalties aumenteranno del 5% ogni anno, fino a un massimo del 20%, finché le misure discriminatorie o extraterritoriali non saranno eliminate. Questo incremento sembra applicarsi in aggiunta all’aliquota prevista dai trattati, quindi, per esempio, se un pagamento è attualmente esente da tassazione statunitense ai sensi del trattato, l’imposta incrementale sarà del 5%. La ritenuta addizionale entrerà in vigore nel 2026, supponendo che la proposta di legge venga approvata entro ottobre 2025. 

Modifiche alle norme BEAT: Ulteriori novità di interesse per le società italiane con subsidiary negli Stati Uniti riguardano le norme BEAT. Le norme verranno modificate come segue: 

  • Eliminazione delle soglie di $500 milioni di ricavi lordi e 3% di deduzioni, obbligando tutte le subsidiary statunitensi di proprietà di soggetti esteri applicabili a rispettare le norme BEAT. 
  • Aliquota BEAT del 12,5% senza possibilità di utilizzare crediti d’imposta generali. 
  • Add-back nel calcolo BEAT di qualsiasi costo con parti correlate (es. interessi, royalties, ecc.) capitalizzata nel COGS (dove non già inclusa) e assenza di eccezioni. 

In sintesi: se la proposta passerà, molti gruppi italiani inizieranno a calcolare la BEAT nel 2026. Ci saranno inoltre ritenute maggiori sui pagamenti dagli Stati Uniti. 

Ulteriori misure per le società a partire dall’esercizio 2025: 

  • Ripristino delle limitazioni sulla deducibilità degli interessi al 30% dell’EBITDA fiscale (anziché l’attuale 30% dell’EBIT fiscale). 
  • Piena deducibilità delle spese di ricerca e sviluppo negli Stati Uniti, sospendendo l’attuale requisito di capitalizzare e ammortizzare le spese di R&S tra il 31 dicembre 2024 e il 1° gennaio 2030. 
  • Introduzione di una deduzione facoltativa del 100% per taluni immobili non residenziali che soddisfano la definizione di “Qualified Production Property”. 

I Gruppi italiani sono pertanto invitati a monitorare attentamente questa proposta e a considerarla nelle loro valutazioni fiscali di investimento negli Stati Uniti. 

Inoltre, è opportuno valutare l’esigenza di dotarsi di capacità di fare analisi di scenario in funzione delle possibili evoluzioni commerciali, fiscali e legali e doganali.  

Contatta i nostri professionisti, la PwC Task Force è a disposizione per qualsiasi richiesta di approfondimento o supporto. 

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Alessandro Di Stefano

Partner | PwC TLS |  + posts

Alessandro ha una vasta esperienza nella consulenza alle imprese che investono in Italia. Attualmente è basato presso la sede di Milano, dopo aver trascorso 3 anni e mezzo presso l'International Tax Desk di PwC a New York.

Francesco Pizzo

Customs Partner | PwC TLS |  + posts

Dal 2003 Francesco assiste società multinazionali in materia di imposte indirette nazionali e internazionali. È specializzato in IVA, dazi doganali, accise e imposte ambientali. Assiste i clienti durante le verifiche e i contenziosi in materia di imposte indirette.

Giorgio Massa

Transfer Pricing Partner | PwC TLS |  + posts
Giorgio è Partner del team di fiscalità internazionale e transfer pricing di PwC TLS. Da oltre 15 anni assiste multinazionali in politiche di transfer pricing e Business Restructuring. Segue clienti nei settori Consumer, TMT, Pharma ed Energy.