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Evoluzione del ruolo del biometano in Italia 

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La crescita del mercato del biometano in Europa è stata fortemente sostenuta dagli ambiziosi obiettivi del piano REPowerEU, che punta a raggiungere una produzione annua di 35 miliardi di metri cubi nei Paesi dell’Unione entro il 2030.

In Italia, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) ha fissato un target di 5,7 miliardi di metri cubi di biometano all’anno entro il 2030. Si tratta di un traguardo particolarmente sfidante, soprattutto se confrontato con i circa 0,4 miliardi di metri cubi prodotti nel 2024.

Attualmente in Italia sono operativi poco più di cento impianti di biometano con una capacità produttiva complessiva superiore ad 80.000 Smc/h, in prevalenza localizzati nel Nord Italia e di cui oltre la metà alimentati da rifiuti organici. 

Al fine di promuovere lo sviluppo del settore, nel corso degli ultimi anni sono stati introdotti in Italia una serie di provvedimenti regolatori. Tra questi, un ruolo centrale è stato svolto dal Decreto Ministeriale DM 09/2022 che ha consentito l’accesso a 1,9 miliardi di euro stanziati dal PNRR, erogati attraverso un contributo in conto capitale (pari al massimo al 40% dell’investimento) e una tariffa incentivante in conto energia per una durata di 15 anni. Il decreto ha definito un contingente incentivabile pari a 257.000 Smc/h di capacità produttiva aggiuntiva (corrispondenti a oltre 2 miliardi di metri cubi annui) da assegnare attraverso aste competitive gestite dal GSE. 

Ad oggi oltre il 97% di tale contingente è stato assegnato attraverso le prime cinque aste, che hanno dato accesso all’incentivo a 560 nuovi progetti autorizzati, suddivisi tra greenfield e riconversioni di impianti a biogas. Dal punto di vista geografico è confermata la concentrazione della nuova capacità nel Nord Italia. A livello di feedstock si assiste invece a un deciso cambio di rotta verso impianti basati su matrici agricole, che rappresentano oltre il 90% dei progetti autorizzati.

Considerando la nuova capacità assegnataria nel corso delle aste e ipotizzando che i progetti verranno interamente costruiti, si prevede che l’Italia possa raggiungere in prospettiva oltre 320.000 Smc/h di capacità produttiva.

"Il biometano è un’opzione attrattiva per gli investitori grazie alla stabilità dei ricavi garantiti dagli incentivi e alle numerose opportunità di consolidamento che si attendono nel mercato secondario"

Le principali sfide del settore 

In questo contesto in rapida espansione, grandi player industriali e finanziari attivi nel settore della transizione energetica stanno rafforzando la propria presenza nel mercato del biometano, fissando obiettivi di crescita ambiziosi nei rispettivi Piani Industriali. Tali strategie di sviluppo si confrontano con una serie di sfide rilevanti, tra cui: 

  • Tempistiche di realizzazione – I vincoli previsti dal PNRR impongono l’entrata in esercizio dei progetti entro la fine di giugno 2026. Tale scadenza risulta particolarmente sfidante sia in termini di tempistiche necessarie per il completamente di progetti greenfield (12-15 mesi) che per il numero limitato di EPC contractor specializzati nella costruzione di impianti di biometano attivi sul mercato italiano. Solo una potenziale proroga dell’hard stop prevista dal PNRR renderebbe realistica l’effettiva messa in esercizio degli oltre cinquecento progetti autorizzati.
  • Concentrazione del mercato – Attualmente il mercato risulta essere altamente frammentato. I primi 20 player in termini di capacità produttiva prospettica detengono poco più del 30% della market share. È attesa una progressiva concentrazione del mercato, trainata da prossime possibili transazioni sul mercato secondario, spinte in particolare dall’esigenza di finanziare la costruzione dei progetti da parte degli attuali titolari delle autorizzazioni (per lo più developer di piccole dimensioni).
  • Disponibilità del feedstock – La crescente numerosità degli impianti genera la necessità di securitizzare l’approvvigionamento del feedstock tramite contratti di lungo termine, al fine di stabilizzarne il costo e la fornitura e garantire la piena operatività dell’impianto. Tale necessità potrebbe risultare critica in alcune specifiche zone del territorio nazionale in cui la densità di allevamenti, aziende agricole e industrie agro-alimentari è più ridotta.
  • Asset Management – Gli impianti di biometano sono caratterizzati da una complessità operativa superiore rispetto ai tradizionali impianti di produzione di energia rinnovabile. In particolare, la gestione degli impianti necessita di un presidio giornaliero dei processi di ottimizzazione della dieta (ovvero il mix di matrici organiche impiegate per alimentare l’impianto). Il ruolo di asset manager qualificati e di agronomi specializzati sarà sempre più critico, soprattutto a supporto di piattaforme di progetti in cui hanno investito financial sponsor e private equity che non dispongono in organico delle competenze tecniche necessarie.

Il biometano si configura dunque come un’opzione molto attrattiva per gli investitori grazie alla stabilità dei ricavi garantiti per 15 anni dagli incentivi e alle opportunità di consolidamento del mercato derivanti dall’attuale frammentazione del contesto competitivo. Da tenere in considerazione, inoltre, le significative ricadute economiche in termini di indotto e di occupazione generate lungo l’intera filiera, con benefici concreti sia per i produttori della molecola che per il comparto agricolo e industriale. 

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Gianpaolo Chimenti

Partner | Energy, Utilities & Resources Leader | PwC Italy |  + posts
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Vittorio Robello

Director | Energy, Utilities & Resources | Strategy& Italy |  + posts